In Grecia per sognare un’opera

25 agosto 2019

Paolo Bini_ Sogno il mare che scavalca il cielo_2018_acrilico e polvere di ferro su carta montata su tela_120x190cm

Vincitore del prestigioso Premio Cairo nel 2016, il campano Paolo Bini, classe 1984, non si ferma mai. Quando non viaggia per fiere, esposizioni collettive e personali, o residenze d’artista (tra cui ricordiamo quelle a Belgrado, L’Avana, Cape Town e New York) abita a Battipaglia. E, dalla valigia riaperta, nel suo studio dilagano ricordi e suggestioni colti in giro per il mondo: pezzi di cielo, nuvole, la spuma dell’Oceano… Elementi della natura che, filtrati e riflessi nelle emozioni dell’artista, vanno a comporre le cromie dense e vivaci dei suoi paesaggi “destrutturati” e modulari, vibranti, carichi d’energia. Un racconto-dialogo tra realtà esterna e mondo interiore, dove la pittura si confronta col sentire digitale contemporaneo e il retaggio plastico derivante dal diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Domanda numero uno: che cosa vedi davanti a te in questo momento?
Questa notte c’è stata una grande tempesta e come sempre, dopo il maltempo, la tramontana ha portato via nuvole e foschia. Ora la luce nitida e cristallina mi permette di guardare la suadente isola di Lefkada.

Viaggi più spesso per lavoro o per svago?
Generalmente durante l’anno viaggio molto in Italia e all’estero per lavoro, senza badare quasi mai al sabato ed alla domenica. Per questa ragione, in estate mi concedo un mese di relax in Grecia.

Rispetto ai “comuni mortali”, che cosa aggiunge lo sguardo d’artista ad un viaggio?
Probabilmente l’artista, almeno nel mio caso, oltre a guardare, sente e trasforma una sensazione o un’emozione in qualcosa di visibile: l’opera.

Quando sei in vacanza, visiti mostre, gallerie o musei?
Generalmente i miei luoghi delle vacanze sono posti molto isolati, dove è difficile guardare mostre, gallerie e musei. È più facile imbattersi in meravigliose aree archeologiche.

La tua estate: attività, riposo, tedio?
Generalmente mi alzo presto, spesso vado a pesca, amo cucinare quello che pesco e adoro dipingere con la tecnica dell’acquerello paesaggi mitici ed indimenticabili. Leggo solitamente libri dedicati a pittori, mi concedo diverse ore di mare. Tra una decina di giorni inizierò la preparazione atletica per la nuova stagione sportiva.

Qual è per te l’aspetto più fastidioso della bella stagione?
Nessuno!

Angolo dei ricordi: cosa rammenti delle tue scorse estati?
Ricordo quasi tutto con una determinata lucidità, anche ricordi d’infanzia e di anno in anno il quadro d’insieme diventa sempre più bello.

L’estate attraverso i cinque sensi.
Il contatto con il sole e gli odori mediterranei, in genere, mi offrono quella sensibile e (spesso) dimenticata possibilità di prestare attenzione ad elementi eterei, per esempio il fruscio del vento o l’odore di gelsomino, che immediatamente diventano un predominante background dove posizionare nuovi paesaggi che si trasformano in paesaggi emotivi: nascono così le mie astrazioni. Per l’ultimo senso, mi affido a quello che la Terra offre.

Quali opere o quale opera d’arte associ all’estate?
Il Padiglione Spagnolo della Biennale di Venezia del 2009, con una stratosferica mostra personale di Miquel Barcelò. Barcelò per me è estate, è Mediterraneo, è calore: inimitabile!

Cosa leggerai durante le vacanze?
Sto leggendo “Landscape Painting Now. From Pop Abstraction to New Romanticism” edito da Todd Bradway, dove ho ritrovato un artista che amo e che dipinge degli incantevoli “Landscape of the Mind”, il cubano Tomàs Sànchez: fui stregato da un suo dipinto nel 2010 al Museo d’Arte Universale all’Avana, e l’ho “ritrovato” sfogliando questo librone al Whitney di New York il mese scorso.

Consigli per sopravvivere al caldo.
Per chi può, uscire per brevi o lunghe vacanze, cercare nuovi spazi che possono essere la spiaggia, oppure la montagna, insomma luoghi in grado di consegnarci ispirazione e consentirci di sognare: le nostre vite hanno costante necessità di sogni.

Programmi per il nuovo “anno scolastico”: cosa farai a partire da settembre?
Il mio “anno scolastico” si è concluso a luglio: il 10 si è inaugurata la collettiva “Opere, idee, progetti, persone dalla collezione del Madre”, curata da Andrea Viliani e Silvia Salvati al Castello Macchiaroli di Teggiano, dove ho esposto una mia opera inedita dal titolo “Mediterraneo”. Il 17 luglio ho presentato per la prima volta un mio lavoro in una mostra a New York presso l’ISCP – International Studio & Curatorial Program. In inverno, farò un’introspettiva mostra personale alla Galleria Nicola Pedana di Caserta e a novembre presenterò una nuova opera (sognata in Grecia) ad Artissima con Alberto Peola.

(Articolo pubblicato sul Roma per la rubrica Estate d’artista #3, 24 agosto 2019)

Un po’ di Campania ad Artefiera

3 febbraio 2018

Alberto Di Fabio nello stand di Umberto Di Marino

Tre giorni di appuntamenti a Bologna – da oggi a domenica – per la 42ma edizione di Arte Fiera diretta da Angela Vettese. Una kermesse che però, tra le quasi 150 gallere presenti, parlerà poco campano. Prima di citare chi c’è, infatti, si fa prima a citare chi non c’è. Tra quelli che si notano di più se non vanno, spiccano Alfonso Artiaco e Lia Rumma. Il primo, notevole alla scorsa Artissima, a Torino, per lo stand d’artista ideato da Liam Gillick, preferisce da tempo saltare il primo appuntamento del calendario fieristico nazionale e risparmiare le proprie energie fino all’inizio della primavera, quando sarà ad Art Basel in Hong Kong; nel frattempo, congederà – sabato 3 – “The beard pictures” dei venerati Gilbert & George. Salterà il turno anche Lia Rumma, ormai sempre più milanese (ma di recente, in via Vannella Caetani, è stata apprezzata la personale di Gian Maria Tosatti, “Damasa”). Chi è invece intenzionato a prendersi tutto lo spazio che merita tra gli stand felsinei è Umberto Di Marino, il quale da tempo ha “arrotondato” i propri interessi latinoamericani e portoghesi senza però trascurare gli italiani su cui investe da tempo: nella folta pattuglia arrivano in Main Section Jota Castro, Santiago Cucullu (attualmente nella galleria di via Alabardieri con “The new old days”), Alberto Di Fabio, Luca Francesconi, Francesca Grilli, Satoshi Hirose, Francesco Jodice, Ana Manso, Pedro Neves Marques, Marco Raparelli, André Romao, Eugenio Tibaldi, Vedovamazzei, Sergio Vega e il compianto Vettor Pisani; nella sezione “Modernity”, a latere, il venezuelano Eugenio Espinoza, artefice lo scorso autunno della performance “Walk in progress” nella chiesa di San Giuseppe delle Scalze, restituirà il suo sguardo storico sul Modernismo. Nomi storici e molta fotografia nello stand di Laura Trisorio, membro, tra l’altro, del comitato di selezione: Alfredo Maiorino, Carlo Alfano (omaggiato, fino al 22 aprile, da una retrospettiva al Mart di Rovereto), Fabrizio Corneli, Francesco Arena, Jan Fabre, Luciano Romano, Raffaela Mariniello, Rebecca Horn, Robert Polidori, Stefano Cerio e Umberto Manzo. Ma se Napoli resta, per così dire, sulle sue, senza timidezze avanzano Caserta e Salerno. Da quest’ultima arriva il volto noto di Paola Verrengia, con una prevalenza di pittura e scultura: Martin y Sicilia, Kaori Miyayama, Pino Pinelli, Michele Chiossi, Luigi Mainolfi, Amparo Sard, Filippo Centenari, Emanuela Fiorelli, Maria Elisabetta Novello. Particolarmente attivo negli ultimi anni, anche con progetti ospitati nella Reggia vanvitelliana, dalla Terra di Lavoro arriva tra le brume padane Nicola Pedana con una precisa e promettente scelta di campo: pittura, pittura e ancora pittura, senza limiti di età. Paolo Bini, Marco Gastini, Matteo Montani, Pino Pinelli, Tino Stefanoni e Marco Tirelli; unica eccezione, la scultura di Vittorio Messina, per uno spazio tutto sommato “giovane” e che ha ancora molta, molta voglia di crescere.

(Articolo pubblicato sul Roma, 2 febbraio 2018)

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