Pavor nocturnus

6 novembre 2013

Tintoretto_Santa Maria Egiziaca_Venezia, Scuola Grande di San Rocco

La sera, tornando a casa, guido lentamente. Prima, seconda, terza. Seconda, terza, seconda. Rotonde, luci arancioni. Una mano sul volante, l’altra dimenticata. Cercando di raschiare dai polmoni le parole intrappolate.
Le parole che mi hanno tradito anche stasera. Che mi consegneranno domani all’Inquisizione degli sguardi, alla gogna dei sussurri.
Dal diaframma, l’ingorgo mi intoppa fino alla testa. È lì dentro che accade tutto di me. Sono solo questo, ultimamente. Spazio compresso, occupato al millimetro. In lotta per non soccombere alla paralisi.
La rotonda dopo il ponte. L’abitudine mi fa prendere a sinistra.
Maledizione. No.
Perché anche stanotte la vedo. La vedo di nuovo, esattamente dove l’ho vista la settimana scorsa.
Rattrappita nella mia quattroruote, costeggio l’argine del fiume e la vedo. Nel buio mi appare splendente, spaventosa: io in bici. Testa alta, gambe che mulinano. Come nelle mattine di nebbia e di sole scampato, quando aspetto di arrivare davanti a quella schietta seminata di pioppi. La mia piccola Russia, e me stessa un’eroina di Tolstoj, nel boschetto di betulle.
Ma la notte, dopo la curva, dopo che hai dato la precedenza a qualcuno e scavalcato il dossetto zebrato, c’è solo il buio. E nelle tenebre io pedala. Un doppelgänger raggiante come una santa di Tintoretto. Sbuca fosforescente dal nulla, scivolando nel buio come una medusa elettrica.
E non mi guarda.
Io tira dritto e, mentre sono ormai al sicuro, so che si perderà nelle tenebre dell’argine umido. (altro…)

Debole Robusti. Ovvero che c’azzecca Tintoretto?

4 giugno 2011

Questo è un post senza foto. Perché le foto non ce le hanno fatte fare. Il che magari si capisce, visto che nei musei appena ci provi, con flash o senza, i custodi ti ringhiano contro. Qui si parla infatti di tre pezzi da Pinacoteca, trasferiti al Palazzo delle Esposizioni ai Giardini (se non l’avete ancora capito, siamo alla Biennale di Venezia). Siamo appena passati sotto le scolastiche ILLUMINAzioni di Philippe Parreno e ci troviamo al cospetto dei tre capolavori di Tintoretto (l’Ultima cena da San Giorgio Maggiore, il Trafugamento del corpo di San Marco e la Creazione degli animali) scelti dalla curatrice della mostra internazionale Bice Curiger. (altro…)

Bernard Berenson – Caravaggio

14 settembre 2006

libri_monografie (abscondita 2006)

La parola arte esiste. Garantisce Bernard Berenson. Che, a oltre sessant’anni di distanza, qualche dubbio ce lo fa venire ancora. Partendo da Caravaggio…

Da leggere. O rileggere. Perché sarà pure datato, digressivo e descrittivo, sarà pure costellato di sviste e stroncature sbrigative, ma il Caravaggio di Bernand Berenson è uno di quei libri ai quali la definizione di “pietra miliare” non è certo regalata. Per la tempra, innanzitutto, e l’acume di un argomentare serrato e puntiglioso, talvolta pedante nella maniacale ricerca di ascendenze e parallelismi, ma scorrevole ed evocativo. Un testo non servile, lontano anni luce dalle monografie o dai romanzi che, dalla “riscoperta” novecentesca in qua, hanno costruito e foraggiato il mito del maudit da cavalletto. Un saggio che, fin dalle prime battute, ha l’aria di una tenzone fra due caratterini egocentrici: “Mi lascerò andare a dire qualsiasi cosa mi passi per la testa”, annuncia l’autore, divertendosi poi a stanare e sbeffeggiare le incongruenze di questo ritrattista “di natiche” che –tutto sommato– egli apprezza “più in fotografia che dal vero”. (altro…)

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