Go east!

12 settembre 2007

biennale_padiglioni

Dalla Russia con amore. Un luna park per riflettere sul lavaggio mediatico del cervello. Ma dopo la Doccia il diluvio. Perché, mentre la Polonia sta in una botte di ferro, tra poverismo e povertà serpeggiano grande depressione e grande freddo. Per fortuna c’è Pinchuck…

Retaggi di un socialismo delabré o rinsaccate varianti d’un più contemporaneo minimal spleen, non tutti i venti dell’Est soffiano freschi e impetuosi. È il caso della neghittosa personale nel Padiglione Ungheria dell’oriundo Andreas Fogarasi, autore di un opprimente allestimento che, mentovando la costruzione di essenziali microcinema, sparpaglia in angusti cubicoli severamente sconsigliati a claustrofobici e obesi una serie poco smagliante di reportage sui centri culturali di Budapest oggidì. Annoiati e imprigionati, depliant maccheronicamente tradotto alla mano, si finisce per giunta col chiedersi quanto sia stato opportuno “riciclare” per l’occasione un lavoro già esposto lo scorso inverno nella galleria viennese Georg Kargl Box. Dalle “scatole nere” magiare alla “casa bianca” ceca e slovacca, stessa impaginazione respingente, nell’algido ambiente in cui Irena Juzovàricalca se stessa tramite immacolato silicone. Una prova senza macchia d’originalità, in linea con un datato esercizio di autocoscienza corporea congelato in una macabra allure. (altro…)

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