Noi credevamo?

18 aprile 2011

È stato eletto il film del Centocinquantenario. Poi sono arrivate le 13 nomination ai David di Donatello. Strano destino, per una pellicola inizialmente distribuita in una manciata di copie (e che invece resiste da mesi nelle sale). Strano ma vero, e purtroppo ovvio, in un Paese abituato ai riconoscimenti tardivi, disinvolto maestro di oblio quando si tratta di fare i conti con la propria storia. Già, la Storia. Annessione, conquista? Cosa fu l’Unità, dalla parte dei vinti? (leggi il resto dell’articolo su Artribune)

 

Nella foto in alto: Mario Martone e Luigi Lo Cascio sul set di “Noi credevamo”

Caro Caravaggio

21 febbraio 2010
Che la festa abbia inizio. Ovunque. Con l’esposizione alle Scuderie del Quirinale, partono ufficialmente le celebrazioni per il quarto centenario della morte di Caravaggio. Il pittore che è stato negli ultimi anni la star incontrastata delle mostre-blockbuster…

Maledetto Roberto Longhi. Eh già: perché se non fosse stato per lui e la sua “riscoperta”, a quest’ora Caravaggio se ne starebbe in santa pace nei musei, fianco a fianco con – mettiamo -Bartolomeo Manfredi, Battistello Caracciolo o Orazio Gentileschi, invece di girare come una trottola per il pianeta. Invece, soprattutto negli ultimi anni, l’“egregius in Urbe pictor” è diventato un vero e proprio oggetto di culto; anzi, di una devozione popolare che ha travalicato i confini dell’arte per invadere i campi più disparati. (altro…)

MAGICO KENTRIDGE

6 ottobre 2006

Troppa grazia. Dalla camera oscura verso la luce, William Kentridge manda a fuoco il San Carlo e gli fa vedere le stelle. Ma niente paura: tutto si risolve grazie ad un Flauto Magico. In un allestimento che è davvero una favola…

Un lampo all’inizio, un diluvio alla fine. Di applausi. Così il progetto di William Kentridge (Johannesburg, 1955) per il Flauto Magico, che chiude in bellezza il 250° anniversario della nascita di Mozart al Teatro San Carlo di Napoli, si conferma l’evento della stagione, ancor più della trilogia dapontiana messa in scena da Mario Martone in primavera con enorme successo. Nei panni di regista e scenografo, il maestro sudafricano congegna un impianto potente ma non invadente, nel quale sovrana è, come dev’essere, la musica. Un allestimento di una grazia e di un’eleganza rare, soprattutto nel caso di un’opera sovente appesantita da stucchevoli allegorie massoniche ed inutili effetti speciali, rispetto ad un messaggio che, ad un primo e superficiale livello, è elementare. Con didascalica semplicità, il libretto di Emanuel Schikaneder narra infatti dell’eterna lotta tra Bene e Male (e indovinate chi vincerà….) e dell’emancipazione dalle Tenebre alla Luce che si realizza in forma sublimata nel rapporto amoroso. (altro…)

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