Vero Veronese

29 settembre 2014
Paolo Veronese_Due santi vescovi (Geminiano e Severo?)_ Modena, Galleria Estense. Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali

Paolo Veronese_ Due santi vescovi (Geminiano e Severo?)_ Modena, Galleria Estense. Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia

Se (giustamente) vi preme condividere con qualcuno l’esperienza di questa mostra, state attenti a non afflosciarvi davanti a reazioni come “Ma no, a me Veronese non…” “… Veronese? Mah”.
Tenete duro, perché potrebbe accadere. Capita che uno dei più grandi pittori del Cinquecento possa essere ancora liquidato con un giudizio appena sufficiente. Perché? Forse perché si porta appresso la nomea di limpido e festoso decoratore, lontano dal mito inarrivabile di Tiziano e dalla tetra bulimia di Tintoretto? Il marchio di cantore dell’apoteosi della Serenissima, stretto tra opulenza controriformata e morbida sensualità? Troppo superficiale, troppo plastico, troppo acceso?
L’esposizione della Gran Guardia, pur senza essere rivoluzionaria, sembra quasi un atto di coraggio. Un punto di partenza che, esauritisi i mesi di permanenza in loco – mesi ben scelti, viste la coincidenza con l’estate e la stagione della prospiciente Arena –, invita a curiosare, oltre che nelle rassegne in programma fino al prossimo anno, in quel “circuito Veronese” stabile, ramificato tra Venezia e la terraferma. Luoghi che videro rifulgere piuttosto precocemente l’astro di Paolo Spezapreda (Caliari era il cognome materno), se è vero che poco più che ventenne debuttava nelle sale del Consiglio dei Dieci.
Da allora, pur senza ricevere uno stipendio fisso, fu attivo in tutti i cantieri importanti della Repubblica, districandosi tra committenze istituzionali, ecclesiastiche e private (su tutti i Barbaro, nella cui Villa di Maser affrescò un testo capitale per freschezza e inventiva). Tale mole di incarichi abbisognava, naturalmente, del cospicuo supporto di una bottega ben organizzata, testimoniato dai disegni preparatori fino alle prove degli epigoni, ovvero quegli “Haeredes Pauli” cui viene ascritto l’appena restaurato Convito in casa di Levi, postuma fra le tante Cene per cui l’officina Caliari andava rinomata. Teleri dal deciso impianto scenografico, anche se il gusto veronesiano per il teatro (educato sul policentrismo di Palladio e sui modelli di Sebastiano Serlio) trascende le architetture grandiose per plasmare le pose dei personaggi, spesso caratterizzati da un’erculea e patinata staticità. Tali sono, per esempio, gli eroi antichi o i Santi, dei quali il punto di vista ribassato evidenzia la monumentalità: pura ammirazione davanti alle portelle d’organo di San Geminiano, dove San Menna e San Giovanni Battista sfondano la nicchia ed entrano nella realtà coi loro diversi affetti, mentre i due santi vescovi recitano compresi in un’abside fastosa. Qualche volta, però, il pittore si fa prendere la mano: la muscolatura “pompata” delle Tribolazioni di Sant’Antonio abate è un’adesione quasi fastidiosa alle ridondanze anatomiche della Maniera.
Una Maniera dalle radici emiliane, lombarde e centro-italiane più che venete, come denunciano soprattutto la centralità e la solidità del disegno ed i cromatismi virtuosistici, perfino sfacciati (il giallo superbo della figura ammantata nella Crocifissione del Louvre). Colori che sprizzano luce soprattutto nelle figure femminili, tra tessuti preziosi, incarnati di porcellana e capelli biondissimi. Madonne, sante, Veneri, allegorie e personificazioni con quelle chiome di gran moda tra le cortigiane del tempo, anime (e corpi) di un’industria del sesso all’epoca fiorentissima in Laguna. Chissà allora che Veronese, pictor religiosus benvoluto soprattutto da girolamini e benedettini riformati, non stia cercando una penna desiderosa di intingersi nel suo romanzo, com’è accaduto a Tintoretto e ai suoi figli.
I figli, per l’appunto: Gabriele e Carletto. I quali, insieme allo zio Benedetto, garantirono il funzionamento e la sopravvivenza dell’azienda di famiglia anche dopo la morte del prestigioso fondatore, grazie soprattutto ad un patrimonio grafico cospicuo per numero e varietà di tecniche: inchiostri, gessetti, carboncini, acquerelli, biacche, che negli anni più intensi ottimizzarono il lavoro e si depositarono in un archivio al quale attingere alla bisogna. Un meccanismo di produzione congegnato sul filo dell’omogeneità stilistica, senza abdicare alla qualità: le opere venivano “licenziate” solo previa approvazione del Maestro.
Accanto alle informazioni di prammatica, la mostra riserva alcuni pannelli ai più piccini, invitandoli a riflettere su soggetti e dettagli dei dipinti: tra i “giochi” proposti, una caccia al tesoro per stanare gli animali disseminati tra “attori” di rappresentazioni sacre o profane e prospettive magniloquenti. Pappagalletti, agnellini e cagnolini dipinti con una certa ironica tenerezza, per allegorizzare o accentuare l’illusione della realtà o, piuttosto, per tenere agganciato lo spettacolo dei pennelli al livello bello e terragno del vero.

Paolo Veronese_Tribolazioni di sant’Antonio Abate_Caen, Musée des Beaux-Arts     Portrait of a Man     Paolo Veronese_Marco Curzio_Vienna, Kunsthistorisches Museum
Studio per un uomo appoggiato a un gomito_Carletto Caliari_1594-1595_Carboncino nero, tracce di gesso colorato giallo e rosso, rialzato a biacca su carta azzurra_mm 279 x 201_Bergamo, Accademia Carrara     Paolo Veronese_Il buon samaritano_Dresda, Staatliche Kunstsammlungen-Gemäldegalerie     Paolo Veronese_Ritratto di gentiluomo_The J. Paul Getty Museum, Los Angeles. Gift of J. Paul Getty
Paolo Veronese_La conversione della Maddalena_Londra, The National Gallery     Paolo Veronese_Deposizione di Cristo_Verona, Museo di Castelvecchio. Archivio fotografico (ph U. Tomba)     Haeredes Pauli Veronensis_Convito in casa di Levi_Venezia, Gallerie dell’Accademia, in deposito a Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona. Archivio fotografico del Museo di Castelvecchio (foto G. Toso)
Paolo Veronese_Studio per Venere e Cupido_Londra, British Museum © The Trustess of the British Museum, London     Paolo Veronese_Riposo durante la fuga in Egitto_Sarasota, Florida State University The State Art Museum of Florida, Collection of The John and Mable Ringling Museum of Art     Miracle of San Pantalon

Paolo Veronese. L’illusione della realtà_ A cura di Paola Marini e Bernard Aikema_ Verona, Palazzo della Gran Guardia
(5 luglio – 5 ottobre 2014)
http://mostraveronese.it/

 

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