Venezia in 3 B

28 agosto 2010

Sarà perché questo è stato l’anno di Avatar, che ha polverizzato tutti i record al botteghino, sarà perché la settima arte qui in Laguna è di casa, ma alla Biennale ben due erano le proposte in 3 D. Quella dell’Australia, che si faceva notare grazie all’arancione fosforescente del progetto NOW and WHEN: brancolando nel padiglione buio verso le due proiezioni, gli spettatori guadagnavano uno degli occhialini appesi a un filo penzolante dal soffitto, con buona pace delle allarmanti notizie su batteri responsabili di congiuntiviti e infezioni varie circolanti ai tempi del polpettone di Cameron. (“Avatar l’ho già visto”, sbuffava scandalizzata una dama, schizzando altrove). Igiene salva invece all’Arsenale, dove all’ingresso lenti monouso, rigorosamente sigillate, venivano distribuite per ammirare il documentario di Wim Wenders sul Rolex Center di Losanna: greggi rapite sugli spalti o accovacciate sul pavimento. Tanto estasiate che – oooops! – dopo la visione qualche pecorella smarrita negligeva l’involucro degli occhialini sul pavimento. E dire che ciò accadeva all’anteprima per la stampa e per gli operatori, cioè quella riservata alla créme de la créme. Non oso pensare a cosa accadrà quando la Mostra verrà presa d’assalto dalla turba. Ammesso che a questa tocchino gli occhialini.

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